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FIGLI E FIGLIASTRI

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Il dibattito in Parlamento sulle adozioni

Cari amici lettori,
l’immagine della bambina riprodotta in copertina, l’ho trovata postata su facebook qualche tempo fa, proprio nelle giornate in cui si svolgeva al parlamento italiano il dibattito sulla ormai famigerata “stepchild adoption” e mi sono detto che un giornale come il nostro il quale si rivolge in special modo alle famiglie, ma anche alla classe politica, non poteva ignorare questo argomento o meglio, il suo direttore “doveva” prendere una posizione personale, magari facendosi anche qualche “nemico” e attraverso questa immagine cercare di esternare alcune riflessioni.
Ricordo innanzitutto che in queste pagine qualcuno di noi nel 2013 aveva parlato dei “diritti dei bambini” (Elio Zago, numero di dicembre 2013 – n.d.R.) affermando tra l’altro: “i bambini e le bambine stanno bene con chiunque se ne prenda cura”.
Quando mi rivolgo a voi con una sorta di lettera aperta come questa lo faccio per coinvolgervi direttamente e lasciare fuori da queste righe quella che si definisce la “linea del giornale”, anche perché io devo rendere conto di ciò che scrivo al mio “Comitato di controllo” oltre che alla mia coscienza di persona che vive in questa società e ne partecipa alle decisioni.
A pieno diritto lo faccio anche perché forse gli italiani come me, non hanno capito bene e probabilmente nessuno glielo ha spiegato con chiarezza, di che cosa si discute.
Neanche i parlamentari contrari sapevano ciò di cui parlavano (in italiano quella frase inglese significa semplicemente “adozione del figliastro” che già di per se è subito offensiva nei confronti del bambino e che è stata deturpata con una serie infinita di strafalcioni).

Forse gli italiani non hanno capito che senza una protezione normativa se uno dei due genitori muore il bambino figlio del genitore biologico può essere considerato orfano, salvo intervento dei giudici.
Che se la coppia si separa, un genitore potrebbe perdere per sempre il diritto a rivedere quello che in pratica è suo figlio, perché diritti su di lui non ne ha, salvo l’intervento dei giudici.
E questo genitore può decidere di lasciare la sua eredità a quello che appunto la legge non considera figlio suo solo attraverso un testamento.
E poi ci sono tanti aspetti pratici, come andare a visitare il bambino malato in ospedale e sentirsi dire che non si è parenti – ma come, si vive insieme! – oppure l’impossibilità di andare a prendere il bambino a scuola senza una delega precisa, perché anche in quel caso si viene considerati più estranei dei nonni.
Insomma, aspetti di vita significativi, specie quando uno si fa carico di tutti i doveri di cura di un bambino e vorrebbe solo essere legittimato ad amarlo per quello che è, ossia un figlio vero e proprio.
Forse spiegata in questi termini la “stepchild adoption” convincerebbe di più quegli italiani che hanno risposto ai sondaggi di questi giorni.
A questo punto sia ben chiaro a tutti voi ai quali mi rivolgo che personalmente sono anche e soprattutto contrario nei confronti di coloro che si servono del cosiddetto “utero in affitto”, perché è una pratica contro la dignità umana e contro la dignità delle donne.
Valuterei quindi la possibilità di non permettere l’adozione  a chi ricorre a questa pratica oppure a prevedere delle sanzioni che disincentivino questa scelta.

* * *

Il piccolo stacco è necessario perché mi rendo conto che gli argomenti sono diversi e ostici; comunque, tornando all’argomento per il quale ho ascelto di scrivere questa lettera aperta, se anche gli italiani, ben istruiti, restassero contrari alla “stepchild adoption”, il Parlamento avrebbe il dovere di farla ugualmente, una legge, per dare protezione ai figli di unioni omosessuali.
Perché il diritto conta più dell’opinione e la Costituzione più dei sondaggi.
Naturalmente, nonostante si sia già avviato l’iter, si tratta di una legge che non passerà mai e che a questo punto probabilmente non interessa più il Parlamento.
Per questo la Cirinnà non aveva granché motivo di gioire: si è detta commossa dopo la votazione, ma la rabbia sarebbe stato un atteggiamento più coerente, rabbia verso l’approvazione di una legge mozza: che in nome del compromesso politico calpesta i diritti dei bambini e dei loro legittimi genitori.
Ancora mi sono chiesto come mai coloro che compongono il nostro parlamento, tutto ad un tratto, abbiano rivolto così tanta attenzione su un tema che riguarda poche centinaia di minori la cui posizione potrebbe essere regolata con le leggi attuali.

Ma la cosa più grave (questo è il mio pensiero che spero di condividere con tanti e chiedo di rispondere anche magari prendendo una posizione contraria alla mia) è che una stessa urgenza non sia mai stata mostrata dagli stessi “politici” e dai governi per le migliaia di minori fuori famiglia, oltre la metà dei quali vive in comunità educative ed il resto gestito con gli affidi.
Personalmente penso che ancora una volta l’interesse di pochi adulti è ritenuto prevalente rispetto a quello di tanti bambini.
Parliamo nel caso specifico di bambini abbandonati ma che vivono con il padre o la madre naturale.
C’è chi afferma che vivendo con due genitori dello stesso sesso possano incontrare difficoltà a scuola in altri ambiti legati al territorio ed alla cultura in cui vivono.
Forse (mi chiedo) vivono meglio con due genitori “regolari” che ogni giorno combattono una guerra famigliare con scontri continui di fronte agli stessi figli?
Sappiamo che il tema è controverso e che esistono ricerche che portano a conclusioni opposte: aspettiamo che la scienza si pronunci anche su questo.
Quanti sanno che comunque nel nostro paese esiste già una normativa che disciplina la possibilità di adottare il figlio convivente del partner?
È l’articolo 44 della legge 184 del 1983 che regola le adozioni speciali.

Il problema è (e qui torniamo a quanto detto prima) che a prendere la decisione finale sono i giudici che valutano caso per caso e quindi con sentenze diverse una dall’altra.
Intanto però quella bambina che abbiamo ripreso in copertina continuerà a disegnare una mamma o un babbo e noi “popolo civile” continueremo a fare leggi pensando a quanti voti ci costerebbero soprattutto condizionati (o meglio…. i politici per noi) da un altro Stato che si chiama Stato del Vaticano e quindi l’andare contro alcuni dogmi che si ostinano a difendere in nome di Dio.
E’ un discorso questo che mi costa molto ma lo faccio da Cattolico e mi chiedo: “Gesù Cristo, quando parlava alla gente, non ci ha insegnato che Dio è un Dio d’amore?”
E l’amore ha una connotazione in base al come si sceglie di vivere o alla sessualità diversa?

* * *

Infine voglio tornare a quella bambina che riproduciamo in copertina, rimasta sola a causa della guerra (una delle tante) e mi chiedo se tutti quei bambini soli che attendono una mano che stringa la loro per dare amore, non stanno forse combattendo una guerra affinché venga riconosciuto loro il diritto ad avere una famiglia?
Per tutto questo non possiamo tacere, per tutto questo dobbiamo fare sentire la nostra voce, anche se piccola.
Noi che ogni giorno guardiamo crescere i nostri figli chiedendoci se siamo in grado di svolgere questo mestiere così difficile e complesso.
Noi che giorno per giorno combattiamo anche contro le patologie delle quali i nostri figli sono affetti e per questo dobbiamo essere più sensibili al problema di dare una famiglia a chi non ce l’ha.
La mia lettera termina qui ma la speranza è che molti facciano sentire la loro voce anche e soprattutto da queste colonne.
Siamo un piccolo giornale ma voi che ci leggete siete una grande famiglia.
Facciamo che l’amore trionfi.

Brunello Mazzoli

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