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VACANZA IN ROMAGNA QUEST’ANNO DIVENTIAMO “MAGGIORENNI”

Il 2 luglio del 2005 partiva quella che si sarebbe poi chiamata “Vacanza in Romagna”, complici una ventina di ragazzi emofilici (non sapevamo nel conteggio di ogni sera se erano 18 oppure 19) venuti in Romagna da ogni parte d’Italia, ma anche e soprattutto un gruppetto di adulti che definirei non del tutto “normali”, avendo essi accettato quasi a scatola chiusa la mia proposta di iniziare questa avventura.
Da quella settimana che si era conclusa il 9 giugno, sono passati 18 anni, quindi oggi potremmo definirci “maggiorenni”.
Personalmente vivo nel mondo del volontariato dal 1974 ed espressamente in quello dell’emofilia e della talassemia e dovrei essere “vaccinato” a certe emozioni, eppure, mi rendo conto ancora oggi di aver imparato tanto dai circa 300 ragazzi che sono stati con noi in questi anni, tanto da sentire ancora una volta la necessità di raccontarlo a voi amici lettori soprattutto per trasmettervi quelle emozioni che si vivono assieme a loro e magari invogliare un vostro figlio o anche un vostro nipote a partecipare.
E non si diventa maggiorenni in questa attività se non si è trasmesso qualcosa di importante a tutti i ragazzi che hanno partecipato ed anche, avere ricevuto da loro qualcosa di importante.
La vacanza era nata soprattutto perché si era avvertita la necessità da parte di genitori e ragazzi di staccarsi gli uni dagli altri, per un breve periodo, forti soprattutto delle esperienze vissute con il progetto PUER, ideato da colui che avevo per primo contattato per capire se avesse voluto vivere insieme a me anche questa esperienza, Alessandro.
Nominare le persone che con noi hanno condiviso tutto questo è molto facile, ad iniziare da Chiara la dottoressa che per prima ha seguito i primi partecipanti.
E poi Renata, Brianna, Serena, Francesca, Gabriele, Nino, Roberto, questi i primi dei primissimi anni.
E poi quelli di oggi, Elisa, Clarissa, Francesca, Federica, Sara, Costanza. e poi i giovani che sono diventati animatori come ad esempio di due Enrico, Lorenzo, Giacomo ed altri.
Lo faccio nella consapevolezza di dimenticarne senz’altro qualcuno che comunque avrà la mia eterna riconoscenza per l’impegno e la dedizione che ha dedicato a questo progetto.
E poi un’altra Chiara, l’ultima in ordine di tempo arrivata con noi lo scorso anno, che ha scritto:
“Abbraccio.
E’ una parola importante, è una parola simbolica.
E’ una parola che racchiude, che protegge, che significa.
E’ una parola pratica.
Ed è nella pratica, nel fare, anche nel fare fatica e nello sporcarsi, che si colloca la “Vacanza in Romagna”, dove nessuna energia è risparmiabile e, per fortuna.
La vacanza è difficile da spiegare a chi non partecipa.
E’ come un altro mondo, una bolla.
E’ un po’ come il Teatro.
Eppure, chi partecipa si nota anche da fuori, perché c’è una spinta nel fare le cose, nel muoversi nell’esperienza, nel cercare continuamente una relazione, che inevitabilmente resta addosso, fa brillare.
Alla vacanza si gioca, perché il gioco è la cosa più bella a cui un essere umano può accedere.
E’ con il gioco che entriamo in relazione, che abbracciamo l’altro.
E’ stato un abbraccio che è impossibile non portarsi dietro, perché l’abbraccio è un gesto fisico e il corpo se lo ricorda.
Corpo che è il nostro strumento, per tutta la vita, e arrivare ad esserne consapevoli è un grande privilegio.
Il Campo Estivo in Romagna è un’esperienza dove anche quest’anno qualcosa è accaduto in ognuno.
E se qualcosa accade vuol dire che va bene, va tutto bene”.
Diciotto anni che hanno anche subito negli ultimi due, l’impatto con la pandemia da Covid 19 senza scalfire l’entusiasmo e la voglia di esserci di noi organizzatori ma soprattutto delle famiglie dei ragazzi e di loro stessi.
E soprattutto quest’anno, quando si stanno concludendo le iscrizioni ma per chi vuol venire c’é ancora posto, si avverte un certo disagio nelle famiglie soprattutto perchè il problema COVID ancora non è risolto.
C’è però, sempre dentro il nostro viaggio, una “magia”, come scrive Giacomo, che dopo essere stato uno di loro ora è diventato un insostituibile animatore:
“Il campo estivo è sempre stato magico, ha sempre avuto qualcosa di incredibile e di mjeraviglioso, primo fra tutti i bambini che vi partecipano.
La magia che portano la vedi in ogni momento della giornata; di loro ricordi tutte le volte che vengono a chiederti di aiutarli, che vengono a cercarti, anche se a tarda notte e non riescono a prendere sonno.
Perché la tenacia e la determinazione portano sempre a buoni risultati ed anche a chi soffre di nostalgia supera quella barriera e vince la possibilità di godersi una settimana di diveertimento, senza preoccupazioni.
La magia i bambini te la trasmettono anche attraverso il loro sorriso quando scoprono la libertà di giocare come vogliono, magari anche a calcio oppure tuffarsi in piscina, dall’impatrare a cucinare un dolce.
e poi c’é la competizione, la gioia della vittoria della propria squadra, la tristezza della sconfitta ma soprattutto la comprensione che ci si può divertire confrontandosi con con degli avversari ma con degli amici con i quali poi condividere la rappresentazione finale di fronte ai propri genitori, orgogliosi del percorso che si è compiuto”.
Ed è proprio quella magia che ci fa dimenticare tutti i problemi che chiudiamo fuori dall’Albergo Casetta o quando andiamo in gita in un parco lungo la riviera romagnola.
Dall’ora della sveglia e fino al momento di andare a letto è tutto un susseguirsi di programmi.
Dal risveglio muscolare, alla ginnastica, alla preparazione del balletto, alle gare nel campetto o a quelle in piscina.
Il rito della profilassi poi ogni anno trova nuovi “coraggiosi” che imparano ad autoinfondersi “guidati” dalla saggia mano di mamma Elisa la quale, non contenta di questo, trova poi il tempo di addolcirli con la preparazione di crostate alla frutta.

E l’emofilia?…
Quasi ce la dimentichiamo non fosse per le profilassi mattutine oppure attraverso le discussioni durante un pomeriggio di conversazione con le nostre dottoresse.

Ma che cosa è in fondo questa nostra vacanza?
Ce lo spiega Alessandro:

“Il campo estivo è un grande gioco, che si specchia nella vita.
E’ un patto con gli anni.
E’ il tempo che prova a fermarsi.
E’ una specie di contratto,
con il quale abbiamo scelto,
per una volta,
di prenderci il tempo.
Di riempirlo di vita.
Non di farlo fermare per sempre, ma solo per il tempo necessario
a compiere una magia.
La magia del tempo ritrovato.
Un tempo per noi.
Il campo estivo.
Una giostra che gira,
un sorriso bellissimo,
un gioco, la parola.
Un tempo riempito
di gesti semplici.
Il nostro tempo, la cosa più preziosa”.

Quest’anno siamo sempre a Madonna di Pugliano, dal 23 al 30 luglio, all’albergo Casetta che ormai è diventata la nostra casa….

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