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A FIANCO DEL CORAGGIO – “GUARDAMI STO VOLANDO”

Si è svolta a Palazzo Venezia, a Roma, la cerimonia di premiazione della terza edizione del concorso letterario promosso da Roche: #afiancodelcoraggio.
Un progetto finalizzato a raccogliere storie di vita realmente accadute, raccontate da mariti, figli, fratelli, compagni di scuola, amici che abbiano vissuto accanto ad un bambino con emofilia.
I loro bisogni, i desideri, tutto il mondo di emozioni che si sviluppa a partire dalle persone che vivono al fianco di questi bambini.

Il vincitore dell’edizione 2019 è stato Alessandro Marchello, autore del racconto “Guardami! Sto volando!”, nel quale racchiude la moltitudine di piccoli fatti e gesti quotidiani, che rendono straordinaria, e quindi anche molto coraggiosa, la vita dei ragazzi che da quindici anni partecipano alla straordinaria esperienza della “Vacanza Estiva in Romagna” voluta e organizzata dall’Associazione Emofilici e Talassemici “Vincenzo Russo Serdoz” di Ravenna.
Ogni anno circa 35 ragazzi provenienti da tutte le regioni italiane.
In 15 anni, oltre 300 bambini passati attraverso quella esperienza divenuta fondamentale nel loro percorso di crescita.

“In quel racconto si può leggere la storia di tutti i ragazzi che sono passati dal Campo Estivo.
Che sono riusciti a cogliere il senso di quella esperienza, con la naturalezza del bambino, ma anche con i propri timori, le formidabili curiosità, gli istinti ancora mai liberati.
La storia quotidiana di ragazzi straordinari che si staccano per la prima volta dai propri genitori, e cominciano a “volare” in un mondo proprio, fatto di scoperte, di sorprese, di frustrazioni e di successi.
Il coraggio di saper “stare”, di saper aspettare, rinunciare, provare… ad esempio i piselli.
Buoni soprattuto se mangiati in compagnia di un amico.
E il coraggio dei genitori, che si permettono prima di tutti, questa opportunità.
E che la consentono ai figli, anime felici che sanno essere tali solo con genitori felici.
E del coraggio di chi li accoglie, li sostiene 24 ore su 24 per 7 giorni. Una responsabilità grandissima. Ma siamo grandi, speciali e coraggiosi. Potremmo essere da meno dei ragazzi che accogliamo?
E il coraggio della prima volta.
Da soli, in vacanza, di notte. Fa paura, a volte. Poi passa.
Ci pensiamo la mattina dopo.
Ma prima il coraggio più grande di tutti… diventare grandi. Autonomi.
Fare l’infusione da soli. Il buco. Nella vena. Fa paura quando sei così piccolo. Ma ci provi lo stesso, e il successo, alla fine, vale la pena di ogni goccia di sudore spesa.
Il coraggio, infine, di non esserci quando accade la magia del coraggio di fare il buco la prima volta da soli. Saper accettare, anche questo è coraggio.
Per questo diciamo che ci vuole coraggio.
A vivere bene, prima di tutto.
L’emofilia, quelle 7 mattine, nell’armadio la mettiamo via”.

Ecco cosa avrebbe voluto dire Alessandro se avesse avuto qualche minuto in più.
Perché nessuno di questi momenti sarebbe mai stato possibile senza la presenza di persone fondamentali. Persone che non chiedono niente, ma fanno di tutto. Allora avrebbe ringraziato Chiara Biasoli ed Elisa Mancuso, Clarissa Bruno e Federica Besozzi, Stefano Boerci e Enrico Mazza, Enrico Ferri Grazzi, Costanza Fiaschini, Nicola Pezzotta, Lorenzo Ghirardi, Edoardo De Guio e tutti i ragazzi che in questi anni hanno retto in piedi questo piccolo mondo parallelo e accogliente. E poi avrebbe ringraziato Brunello Mazzoli, solo per il fatto di essere sempre lì pronto a guardarli con amorevole indulgenza.
E poi avrebbe ringraziato anche tutte le persone che non sarebbe riuscito a nominare, ma che sanno di avere partecipato a rendere straordinaria una esperienza tutto sommato ordinaria.
Questo racconto è dedicato a Pietro, Vittorio, Samuele, Matteo, e a tutti i bambini come loro, che hanno avuto il coraggio di volare. Milioni di battiti d’ali in unico cuore.

Per questo, il vero grazie, l’unico che dovrebbe essere sempre speso per primo, è quello rivolto ai bambini.
E poi ai loro genitori coraggiosi.
Da questo racconto sarà tratto uno spot di sensibilizzazione sociale, realizzato da Medusa con la regia di Enrico Vanzina, e verrà proiettato in molte sale cinematografiche italiane, nell’autunno 2019.
Per il terzo anno consecutivo, l’iniziativa ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica per il suo alto valore.

Al bando per il concorso hanno partecipato ventuno storie, e le prime dieci di queste sono state selezionate in un primo momento, attraverso il meccanismo di voto tramite “ like” sul sito dell’iniziativa.
Tra le 10 storie più votate, la giuria tecnica – composta da Gianni Letta (presidente), Marco Belardi, Angela Coarelli, Marco Costa, Giovanni Parapini, Daniele Preti, Carlo Rossella, Domenica Taruscio ed Enrico Vanzina – ha selezionato le tre finaliste, ognuna delle quali, nel corso della serata, è stata presentata, interpretata e supporta da un testimonial d’eccezione: Fabio De Luigi, Lucrezia Lante della Rovere e Valentina Lodovini.
La componente emotiva è stata elevatissima e si è respirata un’aria di grande festa, proprio grazie alla altissima qualità delle interpretazini ma soprattutto del contenuto dei racconti.

Racconti di chi ha imparato a combattere l’emofilia e a trovare un equilibrio per la felicità, proprio come ha fatto Alessandro Marchello, che ha visto interpretato il suo racconto da Fabio De Luigi, e che racconta l’emofilia vista attraverso gli occhi di un gruppo di ragazzi che, appunto, si allontanano dal porto sicuro della famiglia per vivere la spensieratezza e la gioia di una vacanza estiva e, con coraggio e forza, sperimentano alla fine, anche il rito dell’autoinfusione. Che come detto è sinonimo di tante cose, prima di tutto crescita e autonomia.
Nel corso della serata è stato presentato anche #afiancodelcoraggio ‘Il Fumetto’.
Volume che raccoglie i 21 racconti che hanno partecipato al concorso, e che, con il coordinamento di Alessandro Baronciani, sono stati interpretati, disegnati e illustrati da fumettisti affermati e giovani promesse del panorama italiano, con lo scopo di parlare di un tema come l’emofilia, attraverso uno dei linguaggi più semplici e vicini al mondo dei ragazzi: il fumetto.

Fra gli invitati della serata, svoltasi in un contesto come quello di Palazzo Venezia che ricorda vicende politiche di altri tempi, alla quale hanno partecipato molti personaggi noti della politica, della cultura e dello spettacolo, i rappresentanti delle associazioni facenti parte di Fedemo con in testa la presidente Cristina Cassone, intervenuta anche al dibattito, e il presidente di Fondazione Paracelso Andrea Buzzi.
E fra gli invitati, desideriamo mettere in risalto il gruppo di ragazzi emofilici, tutti partecipanti alla Vacanza Estiva, che hanno ricevuto dalle mani di Gianni Rivera, celebre calciatore degli anni 60’ e’70, la maglia numero 9 della nazionale italiana con impresso il loro nome.

A loro Rivera ha rivolto alcune domande sulla loro vita e sulle personali aspirazioni future.
Questi sono i ragazzi in carne e ossa che hanno vissuto ciò che ha descritto il vincitore del premio, Alessandro Marchello, al quale non è stata data la possibilità, complici i tempi ristretti e concentrati della serata, di raccontare veramente e con parole sue, l’esperienza della quale è uno degli animatori e dei propulsori fondamentali.
Per questo l’abbiamo raccontata così, con le sue parole raccolte poi.
Dopo. Poi. Quando tutto è finito e ti restano nelle orecchie solo gli echi di quelle giornate passate a sperare che non passassero mai.


IL TESTO PREMIATO A ROMA

“Non ho tempo, ve l’ho detto.
Qui, ora, ogni minuto è prezioso.
Ci sentiamo domani”.
Parla ai suoi genitori, quel bambino. Al telefono.
Si chiama Mattia; si chiama pure Giovanni; anche Lorenzo e Samuele, Pietro, Nicola.
Sono i bambini della vacanza estiva in Romagna.
Tutti piccoli eroi coraggiosi.
Perché anche là, in vacanza, ci vuole coraggio. In estate, in collina ma vicino al mare.
Con un campo da pallone, e una piscina così grande e azzurra da volersi perdere. Ogni giorno.
Qui il tempo è coraggio. Ma se sei bambino di coraggio ne hai da vendere.
“Te lo faccio vedere io se non ce la faccio”. “Eccome se posso. Guarda”. “Guardami!”. “Sto volando”.
Lo si vede negli occhi dei bambini, il coraggio.
Ed è proprio in quel momento che la consapevolezza affiora.
Non serve coraggio per vivere con l’emofilia.
Serve coraggio per vivere bene. per lanciarsi con una corda da un albero. Per tuffarsi mano nella mano. Per mangiare piselli e verdure bollite.
Per chiedere un abbraccio che ti aiuti a dormire. Per difendere il posto a tavola vicino a quell’amico del quale vuoi sapere tutto.
Ci vuole coraggio per fare tutte queste cose che si fanno solo durante la vacanza estiva, per la prima volta da soli, senza genitori, fratelli, sorelle e nonne.
Si può vedere il coraggio in Matteo, Gabriele, Vittorio… La fierezza nei loro sguardi. La sicurezza. Consapevoli di essere sul punto di compiere un gesto fondamentale.
Si, perché serve coraggio anche a lasciare i genitori a casa per una settimana.
Con le loro ansie e preoccupazioni. “È un bambino, è piccolo, non si è mai staccato da noi”.
Con i loro gesti così rassicuranti. “Non si addormenta senza noi vicino”.
Così come ne serve per imparare a farsi l’infusione da soli. Entrare nella vena con un ago sottile. Con la propria mano. La pelle che spinge, che fa un po’ male.
Il sangue che esce. Ce ne vuole tanto, di coraggio. Ma la conquista non ha parole.
Quando togli il laccio, si srotola subito il sorriso più grande.
Seguito dalla chiamata a casa: “Sai mamma? L’ho fatto. Ho fatto la puntura. Mi sono trattato sa solo. Siii”.
Te la immagini l’espressione dall’altra parte del telefono?
Ci vuole coraggio anche a non essere presente quando il proprio figlio cresce.
E ci vuole coraggio a diventare grandi per qualche giorno lontani dalla propria mamma. Anche dal papà.
Soprattutto quando dipendi da loro e da un minuscolo ago nella vena.

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