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INTERVISTA AL PRESIDENTE VINDIGNI DI UNITED

In occasione del convegno di Ferrara abbiamo incontrato Raffaele indigni nuovo presidente di UNITED.
In questi ultimi tempi, il direttivo della rappresentanza dei talassemici è stata rinnovata dopo le dimissioni del precedente presidente che aveva in qualche modo “governato” per pocchissimi mesi.
Poi, in seguito alla nuova elezione si sono dimesse alcune associazioni dalla Puglia e dal Piemonte.
Personalmente, sia come linea del giornale che come associazioni, come facemmo in occasione delle dimissioni della rappresentanza della Sardegna un paio di anni fa, ribadiamo il concetto che quando ci sono contrasti vanno affrontati e risolti all’interno di una assemblea.

Detto questo vediamo di conoscere il nuovo presidente. Che lavoro svolge, la sua famiglia ed il perché si è sentito di impegnarci in questo compito non facile.
“Dopo quattro mesi dalla mia elezione, il nome è ormai abbastanza conosciuto, ma per chi non mi conosca ancora: sono Vindigni Raffaele, nato in Venezuela 49 anni fa, figlio di immigrati italiani che decidono di tornare in Italia nel lontano ’87.
In Venezuela ho conseguito la maturità scientifica ed ho frequentato un anno di università informatica.
Dal 1992 ad oggi ho curato i rami commerciali di diverse aziende, con costanza e dedizione, fino ad ottenere la direzione commerciale.
Ora sono un agente di commercio e offro consulenze in ambito commerciale.
La mia famiglia è il mio vero capitale, senza di essa non sarei qui oggi.
Mio figlio è talassodrepanocitico e senza dubbio come ogni genitore quando l’ho saputo mi è crollato il mondo addoso, perché non conoscevo veramente la patologia.
Capivo però che un comportamento dimissionario non avrebbe curato mio figlio e nel cercare di conoscerla, nel tentativo di trovare i migliori centri di cura ho imparato a convivere con essa così tanto che l’amore che provo nei confronti di mio figlio mi ha insegnato ad apprezzare tutti i talassemici. Con tutto ciò non intendo colpire la sensibilità di ciascun genitore perché non credo di essere migliore, ma voglio riportare ciò che mi è stato trasmesso.
Il perché mi sia sentito di impegnarmi in questo compito non facile me lo chiedo anch’io. Capisco le perplessità di chi non mi conosceva e proprio per questo mi sono fatto migliaia di domande per le troppe prese di posizione che c’erano in quel momento e per le difficoltà che queste portavano, ma alla fine chiedendomi chi conoscessi, e chi mi conoscesse ho capito che potevo dare un contributo alla causa grazie all’esperienza maturata nel mio lavoro e contribuire insieme alle federate di United, e associazioni che non si identificano in United, a costruire un percorso che abbia lo stesso obiettivo: le migliori cure per i talassemici. Da lì ho considerato la possibilità di essere il nuovo presidente”.

Quali sono i progetti attuali e quelli futuri che il nuovo direttivo UNITED sta portando avanti o intende affrontare?
“I progetti disegnati da questo nuovo direttivo sono stati portati a conoscenza a tutte le federate United dopo il secondo incontro del 02/11/19. Con la massima trasparenza abbiamo segnalato i punti da completare che erano stati precedentemente iniziati dal vecchio organo direttivo. Come per esempio il decreto legge della rete.  L’obiettivo che mi sono prefissato è quello di entrare in contatto con le federate United e con quelle che non ne fanno parte per ascoltare il pensiero di ognuna di esse e capire in che modo potremmo nuovamente condividere lo stesso tavolo. Non nego che i disappunti sono tanti, ma non potevo nemmeno pensare che tutti avessero lo stesso pensiero. Ho appreso quanto riferitomi e credo che per iniziare dobbiamo correggere alcuni punti dello statuto attuale. Mi è dispiaciuto che qualche federata non mi abbia dato la possibilità di dialogare ma credo che in futuro non mancheranno occasioni. Sono tanti i progetti che vorremmo portare avanti e abbiamo bisogno di tutti i talassemici italiani per realizzarli a partire da una completa uniformità in cure e  raccolta del sangue, organizzando delle campagne a livello Nazionale come “MAGNIFICO DONARE”, e stiamo organizzando per il futuro una serie di appuntamenti in alcune piazze Italiane, per incoraggiare le donazioni. Il nostro lavoro deve dare uno stato di benessere ai ragazzi, e lo stesso può avvenire con le corrette cure nei centri. Per ciò bisogna riorganizzare le Federate nelle Provincie e nelle Regioni, dandole la massima autonomia negli interventi presso le loro sedi. Bisogna intervenire affinché tutti possano godere degli stessi servizi sanitari, allo stesso livello, in ogni provincia italiana. L’uniformità passa attraverso l’attenzione dei piccoli particolari”.
 
Le ultime defezioni tra le associazioni iscritte ad UNITED sono state a nostro parere, pesanti, senza contare l’assenza della Sardegna che si era staccata più di un anno fa. Cosa intendete fare o state già facendo per capire se c’é possibilità che rientrino in quella che dovrebbe essere, come lo è stato fino ad ora, la rappresntanzdi tutti i talassemici a drepanocitici a livello istituzionale.
“Concordo sul fatto che siano state pesanti, mi rammarica il fatto che alcune non mi abbiano dato nemmeno la possibilità di parlare con loro. Altre invece, come lo è  stato AMAMI nella persona di Andrea Tetto in cui in svariate telefonate abbiamo condiviso alcune idee. Non intendo entrare in contrasto a chi non condivide un percorso insieme a noi ma rispetto i pensieri di tutti, questo il mio forma mentis professionale.
La Sardegna rappresenta una grande assenza di questa importante realtà, però la stessa si è difilata da un bel po’ e ad oggi siamo entrati in contatto con Matteo, con cui ci siamo scambiati delle idee in merito e rispetto ampliamente le sue scelte.
Oggi loro sono in una fase di unificazione delle associazioni della Sardegna, ci risentiremo a Maggio, per quanto loro possono completare il loro percorso di crescita all’interno della loro Regione.
È giusto dare tempo, e importante avere un primo approccio per una condivisione di idee e perché no di una collaborazione.
Dobbiamo dare inizio a qualcosa per quanto la stessa abbia una conclusione.
Oggi siamo tutti accumunati da una sola cosa: il benessere dei pazienti. Credo che di fronte a questo obbiettivo comune nessuno di noi si può redimere delle proprie responsabilità perché Rappresentiamo sigle diversi, ma un unico fine.
Io nella mia persona sono molto, etico, responsabile e determinato, è normale che chi prima non ha creduto in UNITED per diversi motivi sia ad oggi incredulo. Rispetto le idee di chi sia andato fuori e mi abbia dato l’opportunità di ascoltarlo e dialogare per capire meglio le loro motivazioni e rinnovo altresì quanto detto prima.
Per i talassemici le collaborazioni devono essere aperte a 360°.
Purtroppo tutt’oggi ci sono Federate che non sono aperte al dialogo e che non vogliono dialogare. Io rimango aperto al dialogo, pronto a parlare e ascoltare per costruire qualcosa di buono insieme”.

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